Brenneke - Le Ultime Parole Che Ho

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Forse non mi sono emozionato mai
Forse non ci sono in qualche modo mai stato
Quando tu contavi su di me
Quando io contavo sugli eventi e sul caso
Mentre tenevo il muso
Vanificando la bellezza di non essere nessuno
Voglio che lo sappia anche tu
Io per protesta non riderò mai più
Vedo Milano con le gambe aperte
E gli amici diventare merce
Scivolinisti presi da se stessi
Ti posso amare solo se non resti
Sai sono onesto perché ti voglio bene
Ho un nuovo pubblico da compiacеre
Per la smania di avanzare tanto
Ho scordato dovе stavo andando
Ci hanno preso proprio tutto quanto
Anche il senso di colpa piccolo borghese
Gli avanzi delle feste e tutto il resto
Di quello che rimane una volta al mese
Voglio vederti più spesso
Quando mi guardo allo specchio
Voglio vederti più spesso

Sto tradendo la mia giovinezza
Potessi averla ancora un’ora e mezza
Ma nel nome del postmoderno
Da oggi ogni giorno sarà inverno
Non badare a questo nuovo sbaglio
È la coscienza che sta crescendo
È come aggiustare l’autoradio
Di una macchina che sta morendo
Il successo dei dilettanti
La sfortuna dei principianti
Le nuove repubbliche di Salò
Le ultime parole che ho
L’ambizione come un valore
La fine della notte come un colpo di sole
La realtà come una seccatura
La fiducia nella prefettura
Le pubblicità come opportunità
Il nichilismo in libertà
La normalità come un fallimento
E il grottesco un divertimento
La giustizia della disparità
Ce la meritiamo la quotidianità
Mi aspettavo che qualcosa mi avrebbe in qualche modo attraversato
Mi aspettavo che qualcosa mi avrebbe in qualche modo attraversato

Per evitare di sentirci a pezzi
Per evitare di sentirci giù
Disseminiamo parti di noi stessi
Che poi non ci appartengono più
Ho buoni propositi per l’anno a venire
Come bottoni da ricucire
Lavorare sull’autostima
Iniziando da questa rima
Spero che ora un po’ vi divertiate
Che non c’è nulla più da custodire
Mi sa che le canzoni sono finite
Ma ho un sacco di cose da non dire

Ogni bella storia inizia in salita
Spero di odiarti in un’altra vita
Facendo meeting in ascensore
Parlando inglese, ma male
Delle vertigini del bisogno
La retorica del sogno
La migliore posizione di yoga
Per gli yuppi senza soldi e senza droga
Che per fare soldi ci vogliono soldi
Per rimanere onesti chissà quali imbrogli
E quel sorriso per intendere che
Se fossi in te sarei migliore di te
Io non mi sono mai chiuso una porta
E so segreti che non sai
Conosco un modo per vincere sempre ed è
Non partecipare mai
E così il tuo corpo adesso è un manichino
Che guarda solo in una direzione
Se tiri l’acqua al tuo mulino
Poi impara a stare a galla nell’inondazione
Piuttosto che niente meglio niente
Meglio cambiare che essere cambiati
È che le regole erano falsate
E le emozioni sopravvalutate
Mi aspettavo che qualcosa mi avrebbe in qualche modo attraversato
Mi aspettavo che qualcosa mi avrebbe in qualche modo attraversato
Hai mai pensato di avere addosso
Qualche simbolo nascosto
Che ti renda differente ad ogni costo?

Dovremmo provare a fallire insieme
Per condividere un’esperienza
Per stare sullo stesso piano
Trovare il cuore della nostra essenza
E ritrovarci proprio dove ci eravamo persi
E riprovare a tenderci la mano
Per riconoscerci diversi
Per riprenderci noi stessi
A dare un ordine alla scenografia
Che si sfalda a sipario aperto
Mentre dimentichiamo ancora un altro verso
E cambiamo ancora un po’ calligrafia
Mentre ci impegniamo senza disappunto
Ad inventare ancora qualche altro vizio
Fino a che il finale di questo racconto
Sarà semplicemente un altro inizio
 
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Brenneke, nome d'arte di Edoardo Frasso, è un cantautore italiano, originario di Busto Arsizio.

A proposito del suo nome d'arte, Brenneke ha dichiarato:

Era il 2010 e all’epoca ero un baldanzoso studente universitario. Durante una noiosa lezione di archivistica mi imbattei in questo Adolf Brenneke, un archivista tedesco nato alla fine dell’800, pianista e storico, che passò l’ultima parte della sua vita a scappare dalla guerra ma mantenendo la disciplina tipica dello studioso. Era un periodo in cui stavo cercando di dare forma a questo progetto musicale che avevo in testa e mi piaceva il suono massiccio di quel nome, pensavo mi potesse dare un po’ di concretezza. Sembrava quello di un supereroe. Per la cronaca, non sono mai riuscito a dare l’esame di archivistica, era una mazzata.